L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) punta sullo scambio automatico di informazioni per aumentare la trasparenza fiscale e contrastare così l’evasione internazionale.
La trasparenza fiscale a livello globale è uno degli elementi maggiormente all’attenzione dei forum internazionali (G20 e G7). Su tale principio si fondano anche i lavori OCSE svolti negli ultimi anni, i quali hanno condotto all’adozione dello scambio di informazioni su richiesta.
Il primo scambio automatico di informazioni è previsto entro Settembre 2017 e riguarderà i dati riferiti all’anno 2016.
Le premesse affinché questo processo sia efficace ed effettivo ci sono tutte: l’OCSE sta monitorando tutte le legislazioni nazionali, per evitare che il mancato adeguamento delle norme domestiche possa impedire gli scambi automatici. Lo stesso Organismo internazionale ha inoltre introdotto uno strumento, basato sulla collaborazione di tutti i portatori di interesse del progetto Common Reporting Standard (Crs), i quali hanno la possibilità di comunicare, tramite il sito web dell’Organizzazione di Parigi, anche in forma anonima, gli schemi che, potenzialmente, possono essere utilizzati nelle varie giurisdizioni al fine di eludere gli obblighi derivanti dallo scambio automatico di informazioni.
Un ulteriore misura di contrasto di eventuali comportamenti lesivi della trasparenza fiscale è rappresentata dall’inclusione delle giurisdizioni non cooperative in una lista, in corso di preparazione presso l’OCSE, i cui soggetti potranno essere oggetto di misure difensive da parte degli altri Stati.
L’OCSE infine su impulso del G20 sta lavorando ad una interrelazione più stretta tra normativa fiscale e normativa antiriciclaggio. Obbiettivo dichiarato: ottenere dati e informazioni su conti e soggetti che attualmente non rientrano nella definizione di beneficiario effettivo ai fini del Common Reporting Standard, ma che lo sono ai fini della normativa antiriciclaggio.