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La riforma fiscale americana potrebbe mettere a rischio gli accordi contro le doppie imposizioni tra Italia e Stati Uniti, se resteranno confermate le linee guida della stessa pubblicate l’estate scorsa.

La riforma del sistema fiscale americano, voluta dal neo presidente Trump, potrebbe mettere a repentaglio gli accordi contro le doppie imposizioni firmati tra Stati Uniti e Italia. È questo uno dei risultati che potrebbe derivare dall’applicazione della riforma se rimangono confermate le linee guida del provvedimento pubblicate l’estate scorsa dai repubblicani.

Uno degli elementi caratterizzanti la riforma Trump è la riduzione dell’aliquota dell’imposta (federale) sul reddito dal 35% al 15% o 20%. La diminuzione dell’aliquota nominale dell’imposta si accompagnerebbe al passaggio ad un sistema di tassazione territoriale dei redditi d’impresa, in base al quale:

  • i proventi delle esportazioni sarebbero esentati da imposizione ancorché i relativi costi rimarrebbero deducibili;
  • tutti i costi relativi alle importazioni verrebbero resi indeducibili ancorché i ricavi rimarrebbero imponibili.

A titolo esemplificativo, nel caso in cui un distributore residente negli Stati Uniti, facente parte di un gruppo italiano vendesse merci per un corrispettivo pari a 100 sul territorio americano e sostenesse costi per importazioni pari a 70, la base imponibile su cui calcolare l’imposta federale sul reddito dovrebbe essere rettificata in aumento per un importo corrispondente ai costi sostenuti di 70 mediante l’introduzione di una “border adjusted tax”.

Sino a questo momento, la normativa fiscale americana assoggetta ad imposta il reddito prodotto negli Stati Uniti sulla base del “principio della fonte di produzione del reddito”, mentre le società costituite in Usa sono tassate sul reddito generato all’estero sulla base del criterio del “world wide income taxation”. La nuova proposta si basa sull’introduzione di una “border adjusted tax”, che sembrerebbe presentare gli elementi tipici di un’imposta indiretta (simile all’Iva). Tale tributo qualora, applicato nella pratica quotidiana, non solo renderebbe indeducibili royalties o management fees pagate da consociate americane a consociate italiane, ma potrebbe anche mettere a rischio l’implementazione delle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni (come quella in essere tra Italia e Stati Uniti), con conseguenti effetti distorsivi in termini di doppia imposizione.