Il 14 novembre 2016 è stato approvato definitivamente dal Senato italiano l’accordo sullo scambio di informazioni in materia fiscale tra Italia e Principato di Monaco.
Con l’approvazione definitiva da parte del Senato italiano dell’accordo sullo scambio di informazioni fiscali Italia-Principato di Monaco le autorità fiscali italiane hanno uno strumento in più a disposizione per far emergere attività e patrimoni detenuti illecitamente all’estero.
Il testo dell’accordo si basa sugli standard Ocse ed è conforme al Modello di Tax information exchange agreement (Tiea), garantendo lo scambio di informazioni su richiesta
L’accordo è munito di un Protocollo, parte integrante, che porterà a una verifica fiscale più stringente, grazie alle possibilità per le autorità fiscali dei due paesi di presentare delle richieste di gruppo selettive, come previsto al momento della sottoscrizione dell’accordo, tra le autorità fiscali dei due paesi, il 2 marzo 2015. D’ora in avanti, dunque, è consentito avanzare richieste relative a categorie di “comportamenti elusivi” che fanno presumere l’intenzione di occultare al fisco italiano patrimoni/attività detenute irregolarmente all’estero.
L’accordo in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, aggiunge un altro tassello di crescita in materia di trasparenza fiscale e di compliance, anche considerando la recente approvazione (Dl 193/2016) della voluntary disclosure 2.0.
Dalla pubblicazione dell’accordo, pertanto, le autorità fiscali italiane potranno effettuare richieste di gruppo retroattive al 2 marzo 2015, in attesa dello scambio automatico di informazioni che avrà effetto solo dal 1° gennaio 2018 su dati finanziari a decorrere dal 1° gennaio 2017.
Le richieste di gruppo verranno ulteriormente intensificate con riferimento ai soggetti che di recente hanno effettuato il cambio di residenza in altro Stato, per controllarne l’effettiva veridicità. Anche qualora questi ultimi fossero iscritti all’anagrafe tributaria dei residenti all’estero, come prevede anche il Dl 193, in fase di conversione.
La voluntary disclosure 2.0 sembra rappresentare, quindi, l’ultima occasione di regolarizzare la propria posizione per i contribuenti più recalcitranti.